A volte lo zucchero può non essere così dolce…
Sono sempre stata molto sensibile al dramma della Shoah. Fin da bambina, quando a raccontarmelo nella sua drammaticità più autentica, per la prima volta fu Primo Levi, prima ancora di Anna Frank. “E come si può non esserlo?” Penserete voi! Certo… come si può? E come si può addirittura NEGARLO, per me sarà sempre un terribile mistero.
Ed è per questo che credo che ogni persona abbia il dovere morale di ricordare, e di tramandare la memoria ai propri figli, e se possibile ai propri nipoti, come prima di noi hanno fatto le persone che ci amano. Le persone che hanno voluto sviluppare in noi un senso di giustizia e di orrore verso tanta atrocità, che hanno sperato che con noi, tutti noi, il mondo potesse un po’ migliorare. Come hanno fatto mio padre e mia madre.
Non sono in grado di cambiare in meglio il mondo. Purtroppo. Non ho neanche voce per farmi sentire. Dal mondo no. Comincio dai miei bambini. Piccolo passo, ma importante.
E oggi, Giorno della Memoria, voglio in particolar modo, da mamma, ricordare il milione e mezzo di bambini sterminati senza pietà. Ma anche tutti i bambini nel mondo vittime di altri mille abomini che si perpetuano ogni giorno…
Sarò banale… ma davanti al mònito di Primo Levi torno quella bambina che, avendole lette la prima volta, si era ripromessa di non rimenticarle mai… e non solo nel Giorno della Memoria!
“Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.”
Primo Levi